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E gli altri dove sono? Un esperimento ingegnoso di Erion Weee e Altroconsumo risponde alla domanda
Nel 2022 1,2 milioni di frigoriferi e congelatori usati sono scomparsi nel nulla. Dove sono finiti? I calcoli sono presto fatti: nello scorso anno sono stati venduti circa 2,2 milioni di frigoriferi e congelatori. Probabilmente solo nel 10% dei casi si tratta di ‘primi acquisti’. Gli altri sono sostituzioni. Difficilmente chi compra un nuovo frigo o congelatore (e lo stesso vale per molti altri elettrodomestici) tiene in cucina funzionante anche il vecchio modello.
Quindi al circuito accreditato di gestione dei Raee dovrebbero essere state conferite 166 mila tonnellate di rifiuti appartenenti al raggruppamento R1. In realtà nel 2022 i Centri Raee accreditati hanno ricevuto e correttamente lavorato qualcosa meno di 100 mila tonnellate, più meno 1 milione di pezzi. E gli altri dove sono?
“Parliamo appunto di 1,2 milioni di Raee R1 e lo stesso vale per il Raggruppamento R2, mancano all’appello 1,7 milioni di lavatrici, lavastoviglie e forni!”, spiega Giorgio Arienti, Direttore generale del consorzio Erion Weee che ha comunicato in ottobre i risultati di un interessante esperimento svolto in collaborazione con Altroconsumo. In sintesi è emerso che solo due terzi delle apparecchiature elettriche correttamente conferite a retailer, centri di raccolta o aziende di igiene urbana è stato inviato a Centri di trattamento accreditati e correttamente lavorato. Il 34% è sfuggito al canale ‘ufficiale’.
“I GPS inseriti nelle apparecchiature per monitorare il loro viaggio dopo il conferimento hanno mandato il loro segnale dal Marocco, dalla Slovenia o da indirizzi italiani che non corrispondono a Centri accreditati e spesso neppure autorizzati”, nota Arienti, “e il nostro esperimento prevedeva un corretto conferimento da parte del consumatore! Considerando che non sempre questo avviene possiamo stimare che metà dei Raee (in peso) sia sistematicamente sottratto a una corretta gestione in tutti i punti della filiera”. Sono risultati molto preoccupanti “ma non posso dire che siamo stati sorpresi”, commenta Arienti, “un’indagine da noi effettuata 4 anni prima, seppure con un numero minore di tracker, aveva dato più o meno gli stessi risultati. La situazione non sta migliorando”.
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